Ferie di Arte. Sono ancora necessarie? (Art Fairs, still necessary?)
Sabato 12 Novembre di pomeriggio ho visitato la Fiera di Padova.
Come sempre, organizzazione impeccabile. Elevato livello qualitativo degli espositori. Le Gallerie "storiche" del Centro Nord (concentrate nel padiglione 7) erano quasi tutte presenti con un'offerta davvero all'altezza delle Fiere più importanti.
Presenza di Gallerie "giovani" con proposte di "emergenti" senz'altro interessanti.
Alla fine nei comunicati ufficiali si parlerà di successo oltre le aspettative, di vendite e di presenza di pubblico superiori agli anni scorsi. Non lo metto in dubbio.
Eppure ciò che visto sabato pomeriggio (poi magari domenica sarà stata un'altra musica) a livello di "clima" complessivo non mi è sembrato esaltante. Presso i banchi dei Galleristi non si notava un particolare affollamento. Ho visto Galleristi leggere da soli un giornale o chiacchierare senza entusiasmo con altri colleghi... Compratori che andavano via con quadri sottobraccio (ma forse non si usa più) non ne ho vista.
Un'aria di crisi complessiva che d'altra parte non si concentra solo nella specifica Fiera, estesa com'è allo scenario nazionale, vittima della stagnazione economica e di politiche che non favoriscono certo gli investimenti né nel mondo dell'arte, né nella cultura più in generale.
E allora quale può essere la soluzione per rivitalizzare queste Fiere che bene o male continuano a rappresentare un indiscutibile riferimento per il mercato dell'arte?
La mia impressione è che, a parte l'aspetto economico, il pubblico (bombardato da stimoli massmediali e iconici di ogni genere) pretenda qualcosa di più da uno stand di una Fiera.
Non bastano più una decina di pannelli riempiti da splendide tele a coinvolgere l'uomo (pur esperto d'arte) della strada; quelle tele le ha già viste su internet, se non dal vivo in altre Fiere.
L'espositore deve creare degli eventi, portare artisti o ancora meglio performer in grado di scuotere il pubblico dall'inevitabile assuefazione al bello.
Al giorno d'oggi non si vendono prodotti, se non si riesce prima a vendere emozioni. Purtroppo la gente oggi ha bisogno di qualcosa di più di un bellissimo quadro per emozionarsi.
Non è escluso che il Gallerista dovrà improvvisarsi showman o ingaggiare degli showman per attirare il pubblico nella propria rete; ciò, con buona pace di coloro che ritengono che un capolavoro di Burri o di Fontana parli già da sé senza bisogno di "intermediari" o surrogati.
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Saturday, November 12 in the afternoon I visited the Padua Expo Fair.
As always, impeccable organization. High quality level of exhibitors. The Northern and Center Italy Galleries "historical" (concentrated in Hall 7) were almost all present with an offer really up of the most important fairs.
Young Galleries with proposals of "emerging" definitely interesting.
Eventually in the official press we will hear about success beyond expectations, sales and public presence superior to previous years. I do not doubt it.
Yet what I saw on Saturday afternoon (then maybe Sunday will be another music) at the level of "overall atmosphere" , it did not look exciting. By Gallery stands, it was not noticeable a particular crowding. I saw Gallery Owners casually reading a newspaper or chatting with other colleagues ...
I have not seen buyers gone away with underarm artworks (but perhaps it is no longer used) .
An air of overall crisis, on the other hand, not concentrated only in the specific fair, but extended to the national scene, victim of economic stagnation and policies which do not favor investments neither in the arts nor culture more generally.
So what can be the solution to revitalize these fairs that, for better or worse ,continue to represent an unquestionable reference for the art market?
My impression is that, apart from the economic aspect, the public (bombarded by all kinds of mass-media iconic stimuli) claims something more from a stand of a fair.
No longer ten panels filled with beautiful paintings are enough to involve the common people (even art expert); those paintings have been already seen on the internet, if not in other fairs.
The exhibitor must create events, bringing artists or, even better, performers able to shake the public from the inevitable addiction to beautiful.
Nowadays you do not sell products, if you fail the first to sell emotions. Unfortunately people today needs something more than a beautiful picture to get excited.
It is not excluded that the Gallery owners will have to improvise themselves showman or hire of showmanship to attract audiences in their network; what, with all due respect to those who believe a masterpiece Burri or Fontana speaks for itself already without "intermediaries" or surrogates.